Fino alla fine dell’800, quando l’elettricità permise l’entrata in servizio dei tramway, i trasporti in tutte le grandi città avvenivano per mezzo di “veicoli” mossi da cavalli, i motori animati. Secondo la moda dell’epoca vi erano due categorie di cavalli “carrozzieri”: i grandi e i piccoli. La prima categoria, la cui altezza al garrese era di almeno 163 cm, era destinata ai coupés, alle grandi berline ai grandi calèches. Alla seconda categoria, la più numerosa, con un’altezza tra 159 e 162 cm, appartenevano i cavalli adibiti al tiro dei landau, dei phaeton, dei piccoli coupés. Inoltre, vi erano i cavalli destinati al tiro degli omnibus pubblici. A questo gruppo appartenevano animali di maggior taglia e ancora si distinguevano in animali da tiro leggero, o al trotto, e da tiro pesante, o al passo; come si può facilmente intuire a questi animali era richiesto uno sforzo maggiore rispetto ai carrozzieri. Il controllo sanitario dei cavalli rappresentava un impegno importante dei veterinari pubblici, ed aveva notevoli implicazioni sul rispetto ed il benessere degli animali in città. Il servizio veterinario, unitamente alla polizia municipale, aveva il compito di controllare lo stato della ferratura e di salute e prevenire i maltrattamenti verso gli animali. Nella Città di Torino la circolazione dei cavalli era regolamentata da norme approvate fin dai primi anni del 1800. Per contro la normativa per il servizio di vetture pubbliche fu emanata nel 1873: i cocchieri erano soggetti all’acquisizione di idoneo permesso di conduzione, dovevano rispettare le norme di circolazione e mantenere idoneo contegno oltre che vestire in modo adeguato (abito e cappello a cilindro). Era fatto divieto di impiegare animali “viziosi, ovvero per malattia, infermità, deforme aspetto, o per qualsiasi altra causa inetti al servizio”. Circolavano tre tipi di vetture: “cittadine” destinate al trasporto privato, dislocate presso le stazioni o in corrispondenza dei luoghi principali della città, con cocchiere, trainate da uno o due cavalli; “omnibus” e “ippoferrovie”, queste ultime trainate su “regoli di ferro” cioè binari. Queste due tipologie di trasporto garantivano il servizio pubblico nel rispetto di un percorso ed un orario prefissato. Sulle vetture pubbliche oltre al cocchiere era presente un fattorino che si occupava di gestire l’ordine ed il rispetto delle norme tra i passeggeri. Nel 1899, Edmondo De Amicis diede alle stampe La carrozza di tutti, libro di viaggio ambientato nel mondo del trasporto pubblico ippotrainato a Torino. L’immagine che viene presentata oggi, la rappresentazione pittorica dell’affollamento di “veicoli e passeggeri” di uno principali boulevard parigini, non ha nulla da invidiare al convulso traffico dei nostri giorni. Unica grande differenza il “motore animato” rispetto a quello “inanimato” delle automobili.
