Fino all’avvento della fotografia, prima in bianco e nero e poi a colori, i veterinari che si occupavano di razze animali avevano ben pochi strumenti per tramandare le caratteristiche morfologiche degli stessi se non la trascrizione su carta della descrizione verbale. Per classificare le razze oltre ad alcuni punti di riferimento come il portamento delle orecchie, in alto o piegate in basso o in avanti, la forma delle corna – se presenti – che potevano essere rivolte in avanti in alto o in basso e assumere forme anche diverse come quelle a lira; si usava descrivere il colore del mantello facendo riferimento agli esempi offerti dalla natura e che potevano essere, più o meno, noti a tutti: ad esempio il colore fromentino -come il grano maturo- oppure del grigio sorcino tipico del topo. Innanzi a queste oggettive difficoltà il disegno e la pittura costituivano un ottimo strumento descrittivo a supporto dello zootecnico per la descrizione delle razze. Certo la stampa a colori non era ancora diffusa, men che meno economica; bisognerà attendere ancora molti anni prima che questa tecnica divenisse alla portata di tutti gli editori e, là dove qualcuno poteva anche anticipare i tempi, le immagini a colori erano ancora la riproduzione di disegni dipinti. A questi, molto spesso ignoti artisti, va il merito di aver tramandato fino a noi i riferimenti descrittivi di razze che altrimenti sarebbero andati persi. L’immagine che viene proposta oggi esemplifica perfettamente quanto sopra esposto. Si tratta di un disegno che rappresenta una vacca di razza pezzata rossa di Carhaix, una razza che tra il 1860 ed il secondo dopoguerra era ampiamente diffusa nel centro della Bretagna. Oggi questa razza è scomparsa.
