Con la seconda metà dell’Ottocento, analogamente alla Medicina umana, anche la Medicina veterinaria assiste ad un impetuoso progresso delle conoscenze e con esse allo sviluppo delle diverse branche che a partire dall’anatomia si approfondiscono nella fisiologia, nell’anatomia patologica, nella chirurgia e nell’ostetricia per culminare, grazie a Pasteur, in quella che potremmo definire la rivoluzione della microbiologia grazie alle cui conoscenze si cominciò anche a comprendere le cause ed i meccanismi, e quindi la messa a punto di rimedi puntuali, delle malattie infettive e quasi contemporaneamente di quelle parassitarie. Nel giro di pochi anni si assiste alla nascita della Medicina veterinaria scientifica e con essa dell’igiene pubblica e dell’economia applicata alle produzioni animali: la zootecnia. Da “male necessario” l’allevamento assume un ruolo produttivo primario. Fino ad allora la pratica si limitava prevalentemente a facili procedure per cercare di curare semplici disturbi con la somministrazione di rimedi naturali o semplici atti come il salasso, la punzione del rumine, con il trequarti nel caso della timpanite ruminale, o con la ferratura, più o meno correttiva, o qualche “focatura” da parte di maniscalchi non sempre provetti nella pratica dell’arte della mascalcia. Per la verità la farmacopea disponeva di numerosi principi, alcuni anche molto importanti come la digitale. Tutti rimedi molto antichi derivati perlopiù da piante, insetti come la cantaride, o sostanze chimiche. Un vecchio testo inglese (1860) elenca oltre 3000 ricette destinate alla cura dell’uomo. Tuttavia, molti anni sarebbero dovuti trascorrere ancora prima che l’armamentario farmaceutico a disposizione del veterinario, ma anche del medico, diventasse pienamente efficace. L’immagine di oggi, un acquerello francese, ben descrive l’approccio dell’epoca alla cura delle malattie: un misto tra medicina popolare e stregoneria. Alla pervinca erano attribuite proprietà curative per le malattie degli occhi. L’immagine è tratta dal saggio di Gaston Vuillier, pubblicato nel 1899, “Chez les magiciens et les sorciers de la Corrèze” in Le Tour du Monde n° 44 du 4 novembre 1899 p. 524).

dall’originale conservato presso Pôle Musées de Tulle (F)