1° dicembre Sant’Eligio: patrono dei Maniscalchi e dei Veterinari

Sant’Eligio, o Alò, svolgeva l’attività di orefice. Dalla testimonianza del suo biografo, Sant’Adoema, sappiamo che alla sua morte lasciò l’amato cavallo al suo successore, ed essendosi poi la bestia gravemente ammalata e non trovandosi alcun maniscalco in grado di guarirla, l’Abate prego intensamente il Santo che risanò il cavallo. Da ciò si diffuse l’abitudine di invocare Sant’Eligio in tali circostanze e, naturalmente sorserò leggende attorno alla sua vita. La più famosa è quella della miracolosa ferratura di un cavallo riottoso nella quale, aiutato da un angelo trasformato per l’occasione in garzone, stacca il piede alla bestia per ferrarlo con comodo, riattaccandolo poi ad operazione compiuta. Le raffigurazioni di tale scena sono molteplici e compaiono fin dalla stesura degli statuti dell’arte dei fabbri. [L. Brunori Cianti e L. Cianti, La Pratica della Veterinaria nei codici medievali di Mascalcia, 1993]

L’immagine che viene presentata oggi è un affresco, presente nell’eremo di Santa Caterina del Sasso a Leggiuno (Varese), risalente al XV secolo. Vi è raffigurato Sant’Eligio che guarisce un cavallo. Alla sua sinistra è rappresentato Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, riconoscibile dal campanello e dal bastone a tau.

Santa Caterina del Sasso – Leggiuno (Varese) Foto A.R.
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