Il Gatto, ma non nero!

Ogni anno, a partire dal 1990, il 17 febbraio ricorre la festa del gatto. Molto risalto è stato dato dal web a tale “ricorrenza”. Tra le ragioni di tale attenzione vi è anche il fatto che il gatto ha raggiunto una posizione preminente tra gli animali d’affezione e, secondo dati recenti, il numero di quelli che condividono stabilmente le mura domestiche ha superato i 7.500.000. Una stima per difetto che non può tener conto di tutti quei gatti che, pur “frequentando a debita distanza” gli esseri umani, mantengono tutta la loro autonomia di felini un po’ girovaghi. Oggi i gatti godono, come tutti i pets, di particolari cure ed attenzioni e se nell’antichità, basti pensare all’Antico Egitto, occupavano una posizione privilegiata, non è sempre stato così, in particolare per i gatti neri. In Italia, permane ancora oggi una certa percezione superstiziosa del gatto nero, da alcuni considerato messaggero di infausti presagi. Nulla di più falso! Non vi è la certezza, ma forse la cattiva nomea potrebbe risalire all’istituzione, nel 1233, dei Tribunali dell’Inquisizione. Come scrive C. Maddaloni (https://storiamedicinaveterinaria.com/2005-iv-convegno-ciso-vet-e-35wahmv/) negli Atti del IV Convegno di Storia della Medicina veterinaria (pp. 383 – 390) con l’emanazione della Bolla “Vox in Rama” da parte di Papa Gregorio IX per il gatto nero si prospettarono tempi duri, tanto da fargli vedere “i sorci verdi” e rimanere vittima di un vero e proprio olocausto. Dal quel momento infatti, e per molti anni a venire, verrà associato alla stregoneria e alle più disparate diavolerie. Tra i gatti neri più noti quello del manifesto pubblicitario di Steinlen, in piena Belle Époque, realizzato per l’omonimo locale di Montmarte.

T. A. Steinlen, Tournée du Chat Noir, 1896, Museo Van Gogh, Amsterdam.
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