I corsi per AUC Vet durante la II GM

Durante la Seconda Guerra mondiale, fino all’8 settembre 1943, i corsi AUC veterinari ed i corsi per Maniscalchi si svolgono regolarmente a Pinerolo.

Per gli AUC, tra il 1940 ed il 1943 si tengono quattro corsi: dal 15 marzo al 31 luglio del 1940 per 93 allievi, dal 15 marzo al 15 giugno 1941 per 115 allievi, dal 1° aprile al 30 giugno 1942 per 120 allievi e dal 1° maggio al 31 agosto 1943 per 85 allievi.

Degli allievi del corso del 1940, due sono stati decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: il S. Ten. Lino Ferretti, caduto in combattimento al comando di un plotone di alpini del Btg. Alp. “Trento” il 1° dicembre 1941 a Pljevlje (Montenegro) ed il Ten. Villy Pasquali, caduto in combattimento il 10 novembre 1943 a Brijestovo (Montenegro) al comando di una compagnia di artiglieri alpini, inquadrati nella divisione “Garibaldi”, operante con l’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia dopo l’8 settembre del 1943. In precedenza, la Medaglia d’oro al Valor Militare era stata attribuita anche al Cap. Armando Maglioni caduto in A.O.I. nel 1936.

Una quarta Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria è stata conferita al Cap. Vet. cpl Paolo Braccini, professore nella Facoltà di Veterinaria di Torino e richiamato alle armi nel 1943. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, con il nome di battaglia di Comandante Verdi, intraprese l’attività clandestina contro il nazifascismo, divenendo uno dei più importanti rappresentanti del neonato Comitato Militare del C.L.N. nella città di Torino e ricoprendo un ruolo attivo nell’organizzazione dei gruppi armati partigiani. Arrestato, fu fucilato al Martinetto il 5 aprile 1944. Nel loro insieme gli Ufficiali Veterinari, oltre alle quattro medaglie d’oro, hanno meritato anche quattordici medaglie d’argento e trentaquattro di bronzo al Valor Militare.

Tra le medaglie d’Argento al Valor Militare ci piace ricordare quella concessa al Cap. Vet. Antonio Corrias, già allievo del corso AUC 1937-38, ufficiale veterinario del rgt. Savoia Cavalleria in Russia che partecipò all’ultima carica della Cavalleria a Isbuscenskij. Dopo la guerra, sarà direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino.

Maggiori dettagli sui corsi tenuti a Pinerolo presso la Scuola del Corpo Veterinario sono consultabili (cfr. Graglia et al. pp. 45-64) al link

Il riconoscimento dei corsisti risulta molto difficile. Grazie alla didascalia di una immagine pubblicata nel Nuovo Progresso Veterinario nel 1982, in cui alcuni allievi sono ripresi durante una lezione di equitazione è stato possibile riconoscere Pier Arrigo Fenoglio. In primo piano da sinistra a destra Bertellotti e Fenoglio, in secondo piano a sinistra Blengino; in fondo a sinistra Fagiolo e ultimo a destra il sempre vigilante Capo Corso Faustini. Pier Arrigo Fenoglio, fu a lungo direttore del Nuovo Progresso veterinario, nonché veterinario condotto a Santena (Torino), mentre Agostino Bertellotti di Pescia (Pistoia), oltre all’esercizio della professione si dedicò anche all’Associazione Nazionale Ufficiali in Congedo (UNUCI) dal cui presidente ricevette un Attestato di benemerenza per la concreta e continua collaborazione alla vita funzionale dell’Ente. Remo Faustini divenne invece professore ordinario di Farmacologia presso la Facoltà di Medicina veterinaria di Milano. Pier Arrigo Fenoglio è riconoscibile anche nella foto della nomina a caporali (da sinistra a destra il primo accovacciato a sinistra). Alcune delle altre foto provengono dall’Archivio del Centro Militare Veterinario di Grosseto, mentre quelle che ritraggono alcuni corsisti in primo piano sono state fornite dal Gen. Medico Dario Merlo, a cui va il nostro ringraziamento ed il cui padre, Angelo, frequentò il corso AUC Vet nel 1941. Nelle foto è l’unico con occhiali. Il sottotenente Angelo Merlo, classe 1914 nato in provincia di Catania. Terminato il corso il 15 giugno del 1941, il 15 del mese successivo prendeva servizio di prima nomina presso la Legione Territoriale CC.RR. di Cagliari.

Animali con le stellette e non

Gli animali sono stati da sempre compagni dell’uomo, sfortunatamente, anche durante le guerre. In tali frangenti hanno spesso pagato con la vita scelte dovute non certo a loro, ma sempre e solo all’uomo. Non mancano, tuttavia, anche molti altri episodi nei quali gli animali si sono distinti non solo “con le stellette”. Talvolta a questi animali l’uomo ha reso merito realizzando dei monumenti a ricordo, riconoscendo loro dei meriti militari o immortalandoli quali protagonisti di film di successo. Grazie alla collaborazione di alcuni soci e colleghi amici, Vitantonio Perrone, Giovanni Graglia e Pier Giuseppe Meneguz, riproponiamo alcuni articoli e segnalazioni (https://todayinhistory.blog/2017/07/31/july-31-1920-corporal-jackie/) che riferiscono delle gesta di animali “famosi” che nel corso della loro vita sono saliti agli onori della cronaca.

2 Giugno 2022: sfilano anche i medici veterinari

Dopo due anni di interruzione causa della pandemia, il 2 Giugno scorso si è svolta, in occasione del 76° anniversario della Repubblica Italiana, la parata militare in via dei Fori Imperiali a Roma. La sfilata di quest’anno si è contraddistinta per la partecipazione anche di una rappresentanza della Società civile. In questa occasione, per la prima volta, hanno sfilato uomini e donne di tutte le professioni sanitarie – finalmente uscite dall’emergenza
pandemica – a riconoscimento del loro innegabile impegno, ma anche del loro sacrificio.
A ricordo dell’evento, che ha visto partecipe anche la classe medico veterinaria, riprendiamo l’articolo apparso sulla Settimana Veterinaria del 15 giugno 2022.

Dante Graziosi a 30 anni dalla scomparsa

L’Ordine dei Medici veterinari di Novara ha promosso un incontro per ricordare la figura di Dante Graziosi. Poliedrico medico veterinario seppe conciliare l’insegnamento universitario con l’attività politica. Sua la proposta di legge con cui venne istituito L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Veterinari. Affermato romanziere da un suo libro venne tratto anche lo sceneggiato televisivo La topolino amaranto. Il programma al link seguente

45th WAHVM Congress

Over 90 delegates from 14 different countries attended the 45th WAHVM Congress, organised by A.I.S.Me.Ve.M and the Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche of Brescia. Overall 42 oral communications and 25 posters were presented. On the opening day, in collaboration with the Italian Post Office, a special postal cancellation was issued. By the end of October 2022, the postal cancellation can be requested at the Brescia Centro philatelic counter in Piazza della Vittoria.
Abstracts and opening ceremony pictures can be downloaded here https://www.fondiz.it/quaderni/…….

Download the Congress Flyer here

Looking forward to see you in Brescia! 

On behalf of the World Association for the History of Veterinary Medicine (WAHVM), the Italian Association for the History of Veterinary Medicine and Farriery (A.I.S.Me.Ve.M.) is honoured to invite you to the 45th International Congress of the World Association for the History of Veterinary Medicine (WAHVM).

The 45th Congress of WAHVM will be hosted from 31st August – 3rd September 2022, in Brescia, one of the most important town in Northern Italy. Brescia is situated at the foot of the Alps, few kilometres from Garda lake. Founded over 3,200 years ago, Brescia (in antiquity Brixia) has been an important regional centre since pre-Roman times. Its old town contains the best-preserved Roman public buildings in Northern Italy and numerous monuments, among these the Medieval castle, the Old and New cathedral, the Renaissance Piazza della Loggia and the rationalist Piazza della Vittoria. Moreover, the monumental archaeological area of the Roman forum and the monastic complex of San Salvatore-Santa Giulia have become a UNESCO World Heritage Site as part of a group of seven inscribed as Longobards in Italy, Places of Power.

The province is known for being the production area of the Franciacorta sparkling wine, as well as the main source of Italian-produced caviar. Brescia with its territory was the “European Region of Gastronomy” in 2017.

The Congress will be held at the Zooprophylactic and Zootechnical Initiatives Foundation

“Salviamo i nostri cani”

Così, nel febbraio del 1933, The Field, uno dei principali giornali inglesi di sport e vita in campagna, titolava un supplemento speciale di dodici pagine dedicato alla sconfitta del cimurro del cane. La campagna contro questa malattia virale del cane, ma anche dei canidi selvatici, lupo e volpe, e molti altri carnivori come il furetto, la mangusta e il procione, era partita una decina di anni prima, nel 1922, quando Sir Theodore Cook, editore di The Field, insieme ad un gruppo di ricchi proprietari terrieri aveva avviato una sottoscrizione per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro questa malattia che mieteva moltissime vittime tra i cani domestici in tutta Europa.

Per la verità, i finanziatori del fondo non erano mossi esclusivamente dall’affetto nei confronti dei loro animali, ma anche dal fatto che la caccia alla volpe, status symbol della nobiltà inglese, correva il rischio di essere compromessa. Come tutte le epizoozie la periodicità era frequente e gli animali selvatici, allora come oggi, costituivano un reservoir impossibile da controllare.

Il cimurro è provocato da un Morbillivirus molto simile dal punto di vista antigenico a quello della peste bovina (dal giugno 2011 è la seconda malattia – la prima fu il vaiolo nel 1980 – ad essere eradicata a livello mondiale) e del morbillo dell’uomo.

Riguardo al cimurro, una grave moria di cani fu descritta in Boemia nel 1028, in pieno Medioevo. Una successiva descrizione di una epizoozia che potrebbe essere stata cimurro si ebbe nel 1580. Altre morie di cani con sintomi simili al cimurro furono osservate in Francia (1740) e Germania (1750). Fu però nel decennio successivo che, in tutta Europa, esplosero numerosi focolai. In particolare a Madrid fu segnalato, nel 1763, un focolaio gravissimo in cui si registrò la morte di oltre 900 cani in un giorno. Nel 1764 fece la sua comparsa anche in Italia. Il virus sembrerebbe essersi diffuso proprio a partire dalla Spagna, dove sarebbe giunto con un gruppo di cani provenienti dal Perù. In breve tempo la malattia divenne endemica approdando sia in Inghilterra ed in Irlanda. Nel 1767 fu rilevata anche nello stato della Louisiana, ma non si poté stabilire se proveniente dal Sud America o dall’Europa. L’agente causale, un virus ultrafiltrabile come venivano chiamati allora, fu identificato solo nel 1905 dal francese Henri Carré, nel Laboratorio di ricerca sulle malattie infettive degli animali che da poco aveva cominciato a funzionare a Maisons Alfort. Tuttavia, per la disponibilità di un vaccino efficace fu necessario attendere fino agli Anni 30. Grazie ai fondi raccolti dal The Field Distemper Fund, nel 1933, la Burroughs Wellcome Company arrivo a produrre e commercializzare il vaccino. Da allora la malattia, se pur endemica, si manifesta sporadicamente.

Heywood Hardy, A Summer’s Day in Cleveland (1889).
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:A_Summer%27s_Day_in_Cleveland.jpg

Peste suina africana: malattia recente dal nome antico

Il nuovo anno ha portato con sé la segnalazione di un focolaio di peste suina africana in Italia, in una zona a cavallo tra la provincia di Alessandria e quella di Genova. Si tratta di una malattia altamente contagiosa per i suini, sia domestici sia selvatici, la cui mortalità è altissima. Di qui la grande preoccupazione degli allevatori e l’adozione delle norme di polizia veterinaria che possono arrivare fino all’abbattimento degli animali sospetti infetti e di contaminazione. Il nome di peste suina, africana per distinguerla da quella classica che riconosce un agente virale diverso, incute angoscia e preoccupazione e, ad oggi, non esiste vaccinazione e tanto meno cura. Colpisce solo i suidi ed al momento, fortunatamente, non risultano focolai in allevamenti della zona che sono sotto stretta sorveglianza. L’aggettivo “africana” deriva dal fatto che la prima segnalazione, giusto un secolo fa nel 1921, avvenne in Kenia ad opera di Eustace Montgomery che riportò i dati di una serie di osservazioni condotte tra il 1909 ed il 1915: il 98,9 percento dei suini ammalati morì. Il primo focolaio in Europa risale al 1957 nei pressi di Lisbona e di qui, negli anni a venire, penetrò dapprima in Spagna (1960) poi in Francia (1964) e quindi in Italia (1967) e per fare la sua comparsa a metà degli Anni 80 in Belgio (1985) e Olanda (1986). Dal 1995 nella penisola iberica non ci sono più state segnalazioni e la malattia, a fronte di enormi sforzi, risulta eradicata. In Italia la situazione appare particolare, la malattia risulta infatti endemica Sardegna, dove ha fatto la sua comparsa nel 1978. All’osservatore attento non sarà sfuggito che al momento di rientrare da un soggiorno in Sardegna siamo redarguiti dall’avviso di divieto tassativo di portare con noi carni di suino e prodotti derivati. Il virus, altamente resistente, potrebbe diffondersi anche attraverso questi prodotti. Ma come era arrivato la prima volta il virus in Sardegna? Il primo focolaio fu individuato presso un piccolo allevamento di 39 animali a circa dieci km da Cagliari. Il sospetto è che fosse penetrato attraverso l’uso di scarti alimentari, somministrati ai suini, raccolti, nonostante il divieto, da qualche nave attraccata in porto e proveniente da una zona in cui la malattia era già presente. Nel brevissimo periodo e nonostante il pronto intervento dei servizi veterinari la malattia si propagò ad un vicino allevamento brado. Da quel momento la malattia si diffuse approfittando delle condizioni orografiche e della consistente presenza di cinghiali e porcastri in libertà. Va comunque sottolineato che da alcuni anni in Sardegna non ci sono più state segnalazioni di focolai della malattia e quindi la situazione va migliorando. Per contro, dal 2007 in Europa, la malattia ha avuto una netta recrudescenza e ha ripreso ad avanzare non più da Ovest verso Est bensì attraverso la Georgia da dove è giunta dalla Cina. L’avanzamento da Est al momento sembra inarrestabile. Focolai di peste suina africana tra il 2018 ed il 2019 hanno interessato tutti i Paesi dell’Europa orientale e la Grecia (2020) e non solo essendo comparsa nel 2021 in Germania dove sono stati individuati oltre 3000 cinghiali colpiti, e ora, ultima in ordine cronologico, in Italia. Come il virus sia arrivato nell’Appenino ligure-piemontese al momento non è noto, ma è difficile escludere l’interferenza umana. Dal punto di vista epidemiologico si tratta del sierotipo II diverso quindi dalla forma endemica in Sardegna che si identifica nel sierotipo I. Non rimane che confidare che, sulla scorta della recente esperienza acquisita con la messa a punto dei vaccini mRNA, si possa rapidamente disporre di un vaccino sicuro ed efficace anche contro la peste suina africana.

Paul GauguinLe gardien de porcs, Bretagne
1888